Grecia: la Troika fa chiudere otto atenei

26 sett 2013 - Argiris Panagopoulos - Da Atene a Creta, da Salonicco a Patrasso, le facoltà chiudono, bloccate le immatricolazioni. L'ultima resistenza contro l'austerità. La Troika ottiene il licenziamento di 1700 dipendenti, la rivolta dei rettori e degli studenti
Per prima volta i rappresentanti della Troika hanno fatto i complimenti ad un ministro greco. Il «riformatore» dell'amministrazione pubblica, Kyriakos Mitsotakis, ha presentato le liste di


proscrizione di 12.500 impiegati fino alla fine dell'anno e si prepara ad un altro bagno di sangue nella pubblica amministrazione di altri 12.000 statali per l'anno prossimo. In contemporanea i rettori delle università greche hanno promesso una lotta legale ad oltranza contro le decisioni del governo greco e della Troika che hanno deciso di chiudere i loro luoghi sacri.
Proprio nel momento in cui i rettori chiedevano 2500 assunzioni, le sfingi dell'austerità hanno imposto il loro responso: le università devono licenziare 1700 dipendenti, quasi un terzo del personale amministrativo delle otto università del paese. I tagli colpiranno l'Università nazionale Capodistriana di Atene, il Politecnico di Atene, l'Università di Economia e Commercio di Atene, l'Università Aristotele di Salonicco, e poi quelle di Creta, di Tessaglia, di Ioannina e di Patrasso. Nell'ultima settimana tutti gli atenei hanno sospeso le loro attività ordinarie. Il Senato dell'università di Ioannina ha annunciato che non si effettueranno nuove immatricolazioni.
Il Senato accademico dell'Università Nazionale Capodistriana di Atene, la seconda per numero di iscritti in Grecia, ha comunicato l'imminente chiusura. In una sessione straordinaria del 23 settembre, il Senato ha denunciato «l'oggettiva e assoluta impossibilità di svolgere le funzioni didattiche, di ricerca e amministrative». L'organismo ha inoltre denunciato le scelte del ministero dell'Istruzione «che minano l'istruzione superiore delle nuove generazioni in Grecia». La «totale opacità» dei «calcoli infondati e approssimativi indegni delle istituzioni responsabili di uno stato civile». A causa dei tagli, la prima università dei Balcani non potrà continuare ad offrire i suoi servizi, per la prima volta dall'anno della sua fondazione: il 1837. Le autorità dell'università chiedono la sospensione delle «dolorose misure a danno dell'università di Atene». La chiusura degli atenei, o il blocco delle immatricolazioni dei nuovi studenti, rappresenta un ulteriore tentativo per esercitare una pressione sul governo.
Ieri, i rettori hanno deciso all'unanimità di forzare ancora la mano. Hanno annunciato una selva di ricorsi e di azioni legali contro la decisione del governo di licenziare i dipendenti. Per dare ancora maggiore peso a questa decisione, hanno istituito un organo rappresentativo per difendere le condizioni ritenute prioritarie per garantire il corretto funzionamento delle facoltà. Questi ricorsi intendono proteggere il principio dell'autonomia amministrativa degli atenei, violato dalla decisione del governo Samaras di licenziare i dipendenti.
A sostegno della loro battaglia, i rettori si sono richiamati anche alle decisioni della Corte costituzionale portoghese. L'organo supremo della giustizia lusitana ha, per ben tre volte, rimandato al mittente i tagli imposti all'università. In Grecia non esiste una vera Corte costituzionale ma chiedere l'intervento della magistratura, quando anche questa viene massacrata con tagli pesanti, resta sempre una strada da percorrere.
Alexis Tsipras, leader di Syriza, ha incontrato ieri la presidenza del Consiglio dei rettori. Il suo partito sostiene le loro rivendicazioni. Il licenziamento del personale amministrativo delle università è una responsabilità innanzitutto del governo che non può nascondersi dietro il diktat della Troika. Sempre ieri si è svolto anche l'incontro dei rettori con il segretario dei comunisti ortodossi di KKE Dimitris Koutsoumbas. I rettori, Syriza e Koutsoumbas sono d'accordo su due elementi. Il governo Samaras intende chiudere le università pubbliche per favorire l'istruzione privata. La Grecia è ancora uno degli ultimi paesi europei dove l'istruzione universitaria appartiene quasi interamente allo Stato. Con la sua azione, inoltre, il governo ha espresso la sua contrarietà rispetto all'istruzione di massa dei giovani.
È sempre più forte in Grecia l'impressione che per la Troika il desiderio di studiare e di laurearsi espresso da molti giovani sia «anomalo». Tutti gli organi di governo, nazionali e europei, battono infatti su un unico tasto: i giovani devono scegliersi un mestiere e non continuare a studiare. Questo discorso ossessivo va di pari passo con i licenziamenti degli insegnanti nelle scuole elementari e medie. E viene comprovato dalla forte diminuzione del personale amministrativo.
Il ministro della Pubblica Istruzione, K. Arbanitopoulos, ha imposto la riforma degli esami di ammissione nelle università con lo scopo di dimezzare il numero dei ragazzi che aspirano a entrare in una facoltà. I ragazzi che hanno compiuto i 15 anni di età dovranno sopportare un calvario di esami lungo tre anni, superato il quale avranno acceso alle università. L'obiettivo è allontanare il maggior numero dei ragazzi dall'istruzione pubblica.
In questi primi giorni di scuola stanno dilagando nel paese le occupazioni delle scuole superiori. Forte è la solidarietà con gli insegnanti, affaticati dagli scioperi ad oltranza contro i tagli. Al momento non esiste ancora un movimento degli studenti nelle università contro le «riforme» di Samaras e delle Troika. 

10 commenti:

Anonimo ha detto...

ormai è un paese dissanguato...pagare i debiti? Io non pagherei più nulla ne tasse e ne nulla, ormai è tutto allo sfascio e non ha senso pagare un debito che la gente non ha contratto

Anonimo ha detto...

E' anche un paese che aveva assunto una miriade di dipendenti pubblici con una vastità di enti spesso inutili, un pò come ha fatto l'Italia solo che noi siamo qualche milione di più. Sono scelte difficili per un paese come la Grecia ma vanno fatte. I debiti si onorano sempre sui modi se ne può discutere ma la solvibilità di una nazione è fondamentale per una crescita economica del paese stesso.

michele ha detto...

....certo anonimo delle 14.54, quindi la solvibilità è necessaria per la crescita economica del paese...giusto! e allora che muoiano di fame, che si uccidano tra loro e che si suicidino, cosi il paese sarà solvibile (o solubile direi,dato che qualcuno se lo sta "bevendo"); ma mai parlare di sovranità monetaria, mai parlare di signoraggio, mai del programma della bce; bisogna distruggere l'istruzione (ma solo per il popolo non per la merdosa "elite"), bisogna massacrarli su tutti i fronti, solo cosi il paese potrà crescere economicamente...ma xfavore..

Anonimo ha detto...

I debiti si onorano sempre solo se sono dovuti dai cittadini vero? Mentre se le banche vanno male si stampa denaro per salvarle denaro che viene chiesto ai cittadini come debito. Perché non si è lasciata fallire la Grecia a suo tempo? Forse perché si dovevano pagare gli interessi alle banche straniere tedesche e francesi soprattutto. Ma se il rischio paese non esiste (perché tanto il FMI interviene)perché i tassi di interesse sul debito sono elevati? Che rischio corre la banca che compra titoli di stato Greci?Perché i cittadini devono pagare con la vita con il lavoro con la sanità con la scuola gli interessi delle banche? E

Anonimo ha detto...

15,58 e 16.30 non posso dire che avete completamente torto perché è giusto anche quello che asserite voi e devo dire che mi crea un certo imbarazzo dover asserire certe cose ma, è vero o no che sono stati assunti come del resto in Italia un bordello di gente nei vari enti e sotto enti statali? E' vero o no che la Grecia che è un piccolo paese che vive per la maggiore di agricoltura non poteva permettersi di entrare in europa in quelle condizioni economiche? E' vero o no che è passata da un regime militare"colonnelli" a un regime di quasi anarchia?.
Premetto che la nostra storia è legata a doppio filo con quella Greca dalla quale noi probabilmente
discendiamo.

Anonimo ha detto...

L'Italia è messa quasi come la Grecia, facciamo qualcosa prima chemsia tardi, Uniamoci per cambiare l'Italia, guardate questo link, leggete e firmate incominciamo a cambiare il nostro stato:
http://www.avaaz.org/it/petition/Eliminazione_del_debito_pubblico_e_riappropria_mento_della_banca_di_stato/?copy

Anonimo ha detto...

Non c'è bisogno di andare in Grecia, quest'anno la laurea in scienze infermieristiche a Treviglio (bg) non è stata attivata x mancanza di fondi

Anonimo ha detto...

Si certamente 10 anni fa c'era fame di infermieri in italia...
e chi presero? Quasi tutti
stranieri.
Sono gli italiani che per primi hanno sempre fottuto in famiglia.
Meno male che era sacra la famiglia italiana.
Italiani siete delle merdaccie e oggi se va' cosi' e'colpa della vostra genetica.

Anonimo ha detto...

Anonimo 17:12 E' vero o no che la Grecia che è un piccolo paese che vive per la maggiore di agricoltura non poteva permettersi di entrare in europa in quelle condizioni economiche? Ma prima di entrare in Europa, hanno almeno chiesto ai Greci cosa ne pensavano?

Anonimo ha detto...

si l'ultima trovata di questo governo? assumere extracomunitari nella pubblica amministrazione.... che schiaffo sarebbe per i disoccupati italiani, la legge è in esame. Rivolta

 


Post più popolari

 SEGUICI SENZA CENSURA SU TELEGRAM

AddToAny