ALERT ! 15 BANCHE STANNO PER FALLIRE, GOVERNO TACE,ECCO LA LISTA...



Mentre il premier non eletto parla di una ripresa visibile solo nei suoi annunci privi di qualsiasi fondamento, un chiaro indice di come sia messa la salute del tessuto economico nazionale
viene dalle sofferenze bancarie, ovvero di quei crediti che le banche considerano sostanzialmente “persi”. Bene, nell’anno della “grande ripresa renzista”, le sofferenze bancarie sono cresciute di ben il 18%, arrivando alla mostruosa cifra di 185 miliardi di euro, quasi un 10% del debito pubblico italiano!



Di questi 185 miliardi, ben 140 derivano da rate non pagate dalle imprese. Quindi, di grazia, come si fa a parlare di ripresa quando le aziende non riescono nemmeno a far fronte agli impieghi presi con il mondo creditizio? Per avere una risposta, citofonare ore pasti a palazzo chigi.

Ora, qualcuno potrebbe pensare di dormire sonni tranquilli perché il nostro sistema bancario è comunque solido e in grado di reggere a qualsiasi tempesta. La realtà, purtroppo è ben diversa: al 20 luglio 2015 (ultimo dato disponibile sul sito di bankitalia), erano ben 18 le banche sottoposte ad amministrazione straordinaria e gestione provvisoria, praticamente l’anticamera del fallimento. L’elenco è da brividi:

• Istituto per il credito sportivo

• Cassa di risparmio di Ferrara (Carife)

• Banca delle Marche

• BCC Irpina

• Cassa di risparmio di Loreto

• Banca popolare dell’Etna

• Banca Padovana di credito cooperativo

• CRU di Folgaria BCC

• Credito trevigiano BCC

• Banca popolare delle province calabre

• Cassa di risparmio della provincia di Chieti

• Banca di Cascina credito cooperativo

• BCC Banca Brutia

• BCC di Terra d’Otranto

• Banca popolare dell’Etruria e del Lazio

Come si può notare, è rappresentato l’intero italico stivale. Inoltre non sono presenti nomi altisonanti come MPS semplicemente perché pur essendo una banca in forte difficoltà, non è stata commissariata o messa in amministrazione straordinaria.

Già, perché se si dovesse andare a vedere le banche in cui gli ispettori di Bankitalia hanno trovato situazioni border line chiedendo l’azzeramento dei vertici o fusioni con altri istituti di credito per “bonificare” la situazione, l’elenco non avrebbe fine.

Solo per il veneto, basti pensare alla situazione della Popolare di Vicenza, piuttosto che a Veneto Banca che hanno entrambe annunciato situazioni critiche, centinaia di licenziamenti e chiusure di sportelli per cercare di riassestare i conti, e nelle altre regioni il discorso non cambia di una virgola.


Difatti, MPS ha previsto la chiusura di 400 sportelli, 200 Unicredit, 140 (ma potrebbero essere di più) per il Banco Popolare, 25 per Popolare dell’Emilia Romagna, 30 Popolare di Milano e 13 per la Popolare di Bari. Circa 850 sportelli bancari chiusi con relativi dipendenti mandati più o meno a spasso (non tutti possono essere ricollocati in altre mansioni).

Se qualcuno si sente ancora tranquillo perché “tanto c’è il fondo di garanzia interbancario che tutela i miei risparmi”, è meglio vada a rileggersi la riforma approvata dal governo del premier non eletto. In caso di dissesto bancario non interverrà più lo stato, ma risponderanno i correntisti sopra i 100.000 euro, gli azionisti (e fin qui direi che è una cosa normale, visto che le azioni sono un investimento in capitale e quindi a rischio) e gli obbligazionisti. E su quest’ultima tipologia di investitori, è d’obbligo precisare che spesso i correntisti sotto i 100.000 euro nel corso degli anni hanno sottoscritto, invogliati dai cassieri e dai direttori di banca, obbligazioni, ovvero prestiti, della banca di cui erano clienti.

Il più delle volte, gli obbligazionisti delle banche sono pensionati che desiderano investire i loro sudati risparmi in prodotti semplici, a tasso d’interesse fisso e senza rischio. Bene: oggi potrebbero perdere tutto quello che hanno investito in obbligazioni della propria banca in caso di dissesto. E, viste le premesse di cui sopra, il rischio appare tutt’altro che remoto.

Con buona pace dell’inquilino di palazzo Chigi che vede un mondo dipinto di rosa, la realtà è ben diversa e per il sistema bancario è addirittura tragica.

Teniamo presente, in ultimo, che solo per salvare dal dissesto la Carife, la Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio e la Banca delle Marche, sono indispensabili 6 (sei) miliardi di euro in contanti, altrimenti verrà applicato il nuovo regolamento Ue sui dissesti bancari che li fa pagare – come abbiamo detto più sopra – a correntisti, obbligazionisti, azionisti. Provate ora a immaginare quanti miliardi di euro serviranno per evitare il fallimento anche delle altre 12. E’ molto prudenziale parlare di 10 miliardi di euro per queste ultime. E il fondo “salva banche” ha le casse vuote.

http://www.attaccomirato.it/15-banche-stanno-per-fallire-governo-tace-paura-per-i-correntisti/

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