Cambiare abitudini: il ruolo del cervello



Siamo spesso vittime delle nostre abitudini, e anche quando decidiamo di cambiarle, la maggior parte delle volte non riusciamo, cadiamo sempre nella stessa routine. Ma esiste un sistema, un modo di operare, che ci possa permettere di rompere il solito meccanismo e instaurarne uno nuovo?


La risposta è SÌ.

Spesso le abitudini diventano degli automatismi che prendono il sopravvento senza che ce ne accorgiamo, per questo il primo passo è prenderne coscienza, farle passare dallo stato dell’inconscio a quello della mente vigile.

Alcuni studi sulla preparazione mentale all’azione delle università di Pittsburgh e Carnegie Mellon hanno dimostrato il ruolo della corteccia prefrontale del cervello, che si attiva quando ci si prepara mentalmente ad agire. Quest’area, infatti, assolve a funzioni esecutive e ci induce all’azione.


Nello specifico la corteccia prefrontale è la porzione di cervello deputata all’organizzazione e alla pianificazione dei comportamenti complessi e delle cognizioni di livello superiore, che passano dalle azioni volontarie e ordinate logicamente, alla fluidità verbale, alla programmazione motoria, all’apprendimento e all’utilizzo di astrazioni e strategie. Inoltre ha un ruolo importante nella motivazione sia cognitiva che emotiva, regola e inibisce l’elaborazione di stimoli ostacolanti il compito in atto, oltre ad avere la funzione di controllare le spinte istintuali. Secondo studi recenti, infatti, la corteccia prefrontale è la sede dei processi decisionali e dell’etica.

Senza la preparazione all’azione manca l’attivazione di questa parte del cervello.

Perciò, per eliminare le vecchie abitudini, la preparazione e la volontà sono fondamentali per “accendere” la corteccia prefrontale, cosa che segna il momento in cui il cervello mette a fuoco ciò che sta per accadere.

Senza tale l’attivazione il soggetto continuerà a fare quello che ha sempre fatto.

Ovviamente, il vecchio modello non scomparirà per incanto, perché il comportamento di una persona attinge ad un repertorio inconscio consolidato da tempo. Per questo rimanere concentrati sull’obiettivo di rompere le abitudini, impegnandosi e rinforzando continuamente questa decisione è sostanziale.

Con il tempo il nuovo comportamento potrà avvalersi di una via neurale più consolidata e il bisogno di rinforzo sarà sempre meno necessario.

Per conseguire un obiettivo è chiaro che bisogna prima definirlo e poi formulare un piano d’azione passo dopo passo. Lo stesso vale per il cambio di abitudini negative, cosa che deve avvenire attraverso la formulazione quotidiana e settimanale degli obiettivi.

La pianificazione, per essere efficace, deve avere determinate caratteristiche.

Deve, innanzitutto, fare leva sui punti di forza dell’individuo, deve cioè cercare di colmare le lacune attraverso il potenziamento dei propri punti forti.

Gli obiettivi devono essere personali, e non imposti da altri, cioè si deve essere fortemente motivati dalla propria volontà.

La pianificazione deve essere flessibile e fattibile, e deve essere sviluppata in fasi di lavoro gestibili, altrimenti corriamo il rischio di abbandonare il nostro piano perché non si adatta al nostro stile di vita.

Deve, infine, seguire lo stile di apprendimento dell’individuo, perché altrimenti il progetto, a lungo andare, risulterebbe noioso e privo di interesse. Ognuno ha il suo stile di apprendimento, che va assecondato e non forzato. Non esiste un modo giusto o un modo sbagliato, la forma di apprendimento migliore di una nuova abitudine è quella che funziona meglio per ognuno di noi.



Insomma, la nostra volontà è molto più importante di quanto pensiamo. Nel momento in cui decidiamo di voler raggiungere un obiettivo, sono fondamentali la determinazione, che come abbiamo visto, è necessaria per attivare il nostro cervello, e una programmazione chiara di piano di azione per ottenere quello che vogliamo.

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